Lavorare nel settore della ristorazione e del turismo non può essere un ripiego

26/05/2023

a cura di Luigi Franchigia 

L’Italia ha un valore reale: è bella e fragile. Entrambe le situazioni hanno bisogno di cure. La bellezza va alimentata, i borghi, le coste, le montagne della nostra penisola vanno tenute in ordine, per noi che le abitiamo ma anche per le migliaia e migliaia di persone che guardano all’Italia come a un sogno che si può vivere.
Quello che pensano di noi nel mondo deve essere uno sprone per sentirci orgogliosi di essere italiani, di vivere in mezzo a tanta bellezza, deve diventare un autentico patrimonio.


La fragilità, purtroppo, è l’altra faccia della medaglia. Lo vediamo troppo spesso (mentre sto scrivendo è in corso il disastro in Emilia-Romagna) ed è venuto il momento di abbandonare i proclami per fare, ciascuno, la propria parte.

C’è un settore, quello della ristorazione e del turismo, che va riordinato molto in fretta, con programmi di formazione che siano all’altezza di questo Paese e non arcaici come quelli che, ancora oggi, si utilizzano negli istituti alberghieri.
Non serve dare nomi nuovi e altisonanti alle scuole come, ad esempio, liceo del made in Italy. Serve, piuttosto, rinnovare il corpo docente, fare cultura certo ma anche aumentare i laboratori e le ore che vi si trascorrono, capire come utilizzare le materie prime, conoscerne le potenzialità più che la storia, quest’ultima troppo spesso è una favola che ci raccontiamo.
 

Nell’ospitalità è necessario formare i ragazzi e le ragazze a un mestiere degno, non occasionale, non stagionale, non riempitivo per avere un po’ di soldi in tasca. Una professione dove fare carriera non deve più essere considerata una chimera. Far capire loro l’importanza di conoscere altre lingue, altre geografie, altri popoli che gli permettano di affrontare la vita, con tutte le incertezze ma anche le opportunità che questo comporta.

Non servono le classificazioni in stelle per gli hotel in Italia; oggi è proprio questa classificazione che svolge una funzione di freno allo sviluppo del turismo perché un quattro stelle è diverso da città a città e non si riesce mai a capire se abbiamo fatto la scelta giusta per i nostri desideri.
 

Non servono forse più neppure i parametri di giudizio delle guide dei ristoranti; sono ormai troppe le cose che non vengono prese in considerazione dalle guide rispetto ai motivi reali che spingono le persone a scegliere il ristorante dove trascorrere in pace qualche ora.

Ma soprattutto è necessario, indispensabile, cambiare registro nel proporre un lavoro ai giovani che vogliono cercarlo in questi ambiti. Occorre dirlo che fare lo chef significa assumersi una responsabilità e non solo apparire sui media. Così come è importante esaltare la bellezza di questa professione, l’importanza che riveste fare un buon servizio di sala, il contributo che le persone che lavorano bene nella ristorazione e nel turismo portano all’economia di questo Paese. Il loro è un impegno civico essenziale!

Se cambiamo la narrazione, anche noi giornalisti specializzati, daremo un grande aiuto affinché lavorare nella ristorazione e nel turismo non sia un semplice ripiego!  

L’Italia ha un valore reale: è bella e fragile. Entrambe le situazioni hanno bisogno di cure. La bellezza va alimentata, i borghi, le coste, le montagne della nostra penisola vanno tenute in ordine, per noi che le abitiamo ma anche per le migliaia e migliaia di persone che guardano all’Italia come a un sogno che si può vivere.
Quello che pensano di noi nel mondo deve essere uno sprone per sentirci orgogliosi di essere italiani, di vivere in mezzo a tanta bellezza, deve diventare un autentico patrimonio.


La fragilità, purtroppo, è l’altra faccia della medaglia. Lo vediamo troppo spesso (mentre sto scrivendo è in corso il disastro in Emilia-Romagna) ed è venuto il momento di abbandonare i proclami per fare, ciascuno, la propria parte.

C’è un settore, quello della ristorazione e del turismo, che va riordinato molto in fretta, con programmi di formazione che siano all’altezza di questo Paese e non arcaici come quelli che, ancora oggi, si utilizzano negli istituti alberghieri.
Non serve dare nomi nuovi e altisonanti alle scuole come, ad esempio, liceo del made in Italy. Serve, piuttosto, rinnovare il corpo docente, fare cultura certo ma anche aumentare i laboratori e le ore che vi si trascorrono, capire come utilizzare le materie prime, conoscerne le potenzialità più che la storia, quest’ultima troppo spesso è una favola che ci raccontiamo.
 

Nell’ospitalità è necessario formare i ragazzi e le ragazze a un mestiere degno, non occasionale, non stagionale, non riempitivo per avere un po’ di soldi in tasca. Una professione dove fare carriera non deve più essere considerata una chimera. Far capire loro l’importanza di conoscere altre lingue, altre geografie, altri popoli che gli permettano di affrontare la vita, con tutte le incertezze ma anche le opportunità che questo comporta.

Non servono le classificazioni in stelle per gli hotel in Italia; oggi è proprio questa classificazione che svolge una funzione di freno allo sviluppo del turismo perché un quattro stelle è diverso da città a città e non si riesce mai a capire se abbiamo fatto la scelta giusta per i nostri desideri.
 

Non servono forse più neppure i parametri di giudizio delle guide dei ristoranti; sono ormai troppe le cose che non vengono prese in considerazione dalle guide rispetto ai motivi reali che spingono le persone a scegliere il ristorante dove trascorrere in pace qualche ora.

Ma soprattutto è necessario, indispensabile, cambiare registro nel proporre un lavoro ai giovani che vogliono cercarlo in questi ambiti. Occorre dirlo che fare lo chef significa assumersi una responsabilità e non solo apparire sui media. Così come è importante esaltare la bellezza di questa professione, l’importanza che riveste fare un buon servizio di sala, il contributo che le persone che lavorano bene nella ristorazione e nel turismo portano all’economia di questo Paese. Il loro è un impegno civico essenziale!

Se cambiamo la narrazione, anche noi giornalisti specializzati, daremo un grande aiuto affinché lavorare nella ristorazione e nel turismo non sia un semplice ripiego!  

L’Italia ha un valore reale: è bella e fragile. Entrambe le situazioni hanno bisogno di cure. La bellezza va alimentata, i borghi, le coste, le montagne della nostra penisola vanno tenute in ordine, per noi che le abitiamo ma anche per le migliaia e migliaia di persone che guardano all’Italia come a un sogno che si può vivere.
Quello che pensano di noi nel mondo deve essere uno sprone per sentirci orgogliosi di essere italiani, di vivere in mezzo a tanta bellezza, deve diventare un autentico patrimonio.


La fragilità, purtroppo, è l’altra faccia della medaglia. Lo vediamo troppo spesso (mentre sto scrivendo è in corso il disastro in Emilia-Romagna) ed è venuto il momento di abbandonare i proclami per fare, ciascuno, la propria parte.

C’è un settore, quello della ristorazione e del turismo, che va riordinato molto in fretta, con programmi di formazione che siano all’altezza di questo Paese e non arcaici come quelli che, ancora oggi, si utilizzano negli istituti alberghieri.
Non serve dare nomi nuovi e altisonanti alle scuole come, ad esempio, liceo del made in Italy. Serve, piuttosto, rinnovare il corpo docente, fare cultura certo ma anche aumentare i laboratori e le ore che vi si trascorrono, capire come utilizzare le materie prime, conoscerne le potenzialità più che la storia, quest’ultima troppo spesso è una favola che ci raccontiamo.
 

Nell’ospitalità è necessario formare i ragazzi e le ragazze a un mestiere degno, non occasionale, non stagionale, non riempitivo per avere un po’ di soldi in tasca. Una professione dove fare carriera non deve più essere considerata una chimera. Far capire loro l’importanza di conoscere altre lingue, altre geografie, altri popoli che gli permettano di affrontare la vita, con tutte le incertezze ma anche le opportunità che questo comporta.

Non servono le classificazioni in stelle per gli hotel in Italia; oggi è proprio questa classificazione che svolge una funzione di freno allo sviluppo del turismo perché un quattro stelle è diverso da città a città e non si riesce mai a capire se abbiamo fatto la scelta giusta per i nostri desideri.
 

Non servono forse più neppure i parametri di giudizio delle guide dei ristoranti; sono ormai troppe le cose che non vengono prese in considerazione dalle guide rispetto ai motivi reali che spingono le persone a scegliere il ristorante dove trascorrere in pace qualche ora.

Ma soprattutto è necessario, indispensabile, cambiare registro nel proporre un lavoro ai giovani che vogliono cercarlo in questi ambiti. Occorre dirlo che fare lo chef significa assumersi una responsabilità e non solo apparire sui media. Così come è importante esaltare la bellezza di questa professione, l’importanza che riveste fare un buon servizio di sala, il contributo che le persone che lavorano bene nella ristorazione e nel turismo portano all’economia di questo Paese. Il loro è un impegno civico essenziale!

Se cambiamo la narrazione, anche noi giornalisti specializzati, daremo un grande aiuto affinché lavorare nella ristorazione e nel turismo non sia un semplice ripiego!  

L’Italia ha un valore reale: è bella e fragile. Entrambe le situazioni hanno bisogno di cure. La bellezza va alimentata, i borghi, le coste, le montagne della nostra penisola vanno tenute in ordine, per noi che le abitiamo ma anche per le migliaia e migliaia di persone che guardano all’Italia come a un sogno che si può vivere.
Quello che pensano di noi nel mondo deve essere uno sprone per sentirci orgogliosi di essere italiani, di vivere in mezzo a tanta bellezza, deve diventare un autentico patrimonio.


La fragilità, purtroppo, è l’altra faccia della medaglia. Lo vediamo troppo spesso (mentre sto scrivendo è in corso il disastro in Emilia-Romagna) ed è venuto il momento di abbandonare i proclami per fare, ciascuno, la propria parte.

C’è un settore, quello della ristorazione e del turismo, che va riordinato molto in fretta, con programmi di formazione che siano all’altezza di questo Paese e non arcaici come quelli che, ancora oggi, si utilizzano negli istituti alberghieri.
Non serve dare nomi nuovi e altisonanti alle scuole come, ad esempio, liceo del made in Italy. Serve, piuttosto, rinnovare il corpo docente, fare cultura certo ma anche aumentare i laboratori e le ore che vi si trascorrono, capire come utilizzare le materie prime, conoscerne le potenzialità più che la storia, quest’ultima troppo spesso è una favola che ci raccontiamo.
 

Nell’ospitalità è necessario formare i ragazzi e le ragazze a un mestiere degno, non occasionale, non stagionale, non riempitivo per avere un po’ di soldi in tasca. Una professione dove fare carriera non deve più essere considerata una chimera. Far capire loro l’importanza di conoscere altre lingue, altre geografie, altri popoli che gli permettano di affrontare la vita, con tutte le incertezze ma anche le opportunità che questo comporta.

Non servono le classificazioni in stelle per gli hotel in Italia; oggi è proprio questa classificazione che svolge una funzione di freno allo sviluppo del turismo perché un quattro stelle è diverso da città a città e non si riesce mai a capire se abbiamo fatto la scelta giusta per i nostri desideri.
 

Non servono forse più neppure i parametri di giudizio delle guide dei ristoranti; sono ormai troppe le cose che non vengono prese in considerazione dalle guide rispetto ai motivi reali che spingono le persone a scegliere il ristorante dove trascorrere in pace qualche ora.

Ma soprattutto è necessario, indispensabile, cambiare registro nel proporre un lavoro ai giovani che vogliono cercarlo in questi ambiti. Occorre dirlo che fare lo chef significa assumersi una responsabilità e non solo apparire sui media. Così come è importante esaltare la bellezza di questa professione, l’importanza che riveste fare un buon servizio di sala, il contributo che le persone che lavorano bene nella ristorazione e nel turismo portano all’economia di questo Paese. Il loro è un impegno civico essenziale!

Se cambiamo la narrazione, anche noi giornalisti specializzati, daremo un grande aiuto affinché lavorare nella ristorazione e nel turismo non sia un semplice ripiego!  

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